Mentre infuriano le polemiche sull’utilizzo del VAR, dimostratosi efficace ma non impeccabile, il mondo del calcio continua a far finta di non vedere i danni provocati dall’assenza del TEG (Tempo Effettivo di Gioco).
Quanto si potranno ancora soffrire queste partite che, specie nei 20-25 minuti finali, sono scandite da pause troppo spesso causate da comportamenti vili e antisportivi?
Per una vita, cioè fino a due anni fa, la moviola in campo veniva considerata inammissibile perché avrebbe “spezzato” la continuità di gioco e allungato troppo le partite.
L’impiego della VAR ha dimostrato che le interruzioni sono digeribilissime e che a causa di esse le partite non si sono allungate in modo significativo.
Il tempo effettivo le allungherebbe certamente – e pure di parecchio – ma, anziché accantonare sbrigativamente questa proposta, la si potrebbe riservare per gli ultimi 25 minuti di gioco, lasso di tempo in cui le perdite di decine di secondi per comportamenti antisportivi sono maggiori.
Chi li attua è di fatto impunito, e le squadre in svantaggio costrette a subirli. Il tempo effettivo non eliminerebbe i simulatori di professione, come Neymar, ma almeno conterrebbe la beffa della perdita di tempo.
Il prezzo da pagare, in termini di sport, spettacolo e credibilità, è ormai troppo alto per accettare che il tempo scorra in questo e in altri modi penosi (rimesse – specie dal fondo – bibliche, palloni trattenuti e/o allontanati, proteste prolungate, cambi, parate) e accontentarsi dei minuti di recupero.