Se ci fosse Sciascia

Sciascia e Borsellino
Sciascia e Borsellino

Con abili scioglilingua la critica ufficiale ha tolto di mezzo tanti scrittori scomodi, vivi o morti. Ad esempio, Leonardo Sciascia è stato cancellato affermando che era né più né meno una sorta di Simenon in  formato ridotto; o andrebbe messo nel novero degli scrittori fastidiosi. E’ stato ed è ancora “post mortem” uno dei personaggi più rappresentativi della nostra epoca; una sorta di Camus italiano, l’espressione di un’esigenza di moralità allo stesso modo dello scrittore francese, autore oltre che del “Lo straniero” anche dell’”Homme revolté”. Sciascia era uno spirito appartenente alla razza dei non sottomessi per la sete di libertà, verità e giustizia. In tutti questi anni si è cercato di sminuirne l’importanza morale. Da noi, dove i premi letterari vengono assegnati attraverso contrattazioni e inghippi, ci si meraviglia che uno scrittore possa pretendere un riconoscimento per il suo “coraggio civile” e per la “nobiltà di una missione”. Il nostro è un Paese di congreghe, di fazioni, di bande dove gli “uomdilettere” continuano a silenziare lo scrittore siciliano. Si tratta di alcuni “librieri” che vivono di recensioni e che nel ventre della letteratura se ne stanno arronciliati come i famosi parassiti. Uno degli “omaggi” di Sciascia è stato questo: “la crisi del Pci è certo tragica e direi disperata… l’eurocomunismo, secondo me, ha solo un segno comune: lo sforzo di evitare il suicidio cui i partiti comunisti sono chiamati”. Parole scritte dieci anni prima della caduta del Muro. Nel ’79 la Dc ha dovuto opporsi sino allo stremo affinché Sciascia non entrasse nella commissione parlamentare d’inchiesta sul “caso Moro”. Il suo libro, “L’affaire Moro”, è diventato un best-sellers in Francia; “non” poteva diventarlo in Italia perché, più che un a guida per venire a capo di questa intrigata vicenda, è un ritratto della Dc vista come una cloaca. Fa luce su quel covo di mafiosi capaci di uccidersi tra loro. All’”Express”, nel giugno del ’78, spiega che “Moro voleva spalancare ai comunisti grandi spazi perché vi si perdessero”. E aggiungeva: “Era anche il più puro dei democristiani, il più cristiano”. “Dietro alle brigate rosse -scriveva- c’è Yalta, vale a dire gli interessi internazionali convergenti dei due super-Grandi che vogliono che nulla cambi in Italia”. Se fosse vivo, oggi avrebbe la conferma delle sue intuizioni. C’è chi sospetta che l’Italia sia preservata da attacchi terroristici dell’Isis grazie al famoso “lodo Moro” che permetteva ai palestinesi di attraversare il nostro territorio e di far arrivare ai terroristi sparsi per l’Europa pacchi di esplosivi. Uno di questi, lasciato alla stazione di Bologna, sarebbe esploso accidentalmente provocando la famosa strage che ogni anno viene ricordata. Sciascia avrebbe meditato su tanti accadimenti e sarebbe risalito agli “interessi” dei super-Grandi.

Maurizio Liverani

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