Rossellini

Roberto Rossellini
Roberto Rossellini

A Pesaro è in corso la 53a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema. Quest’anno c’è una sezione: “Omaggio a Roberto Rossellini”; doverosa scelta perché l’autore di “Roma città aperta” è per maestria e abilità  il più rappresentativo regista italiano. Come italiano era, oltre che un grande talento della macchina da presa, un impasto di camaleontismo. Voglio dire che era molto scaltro. Antonello Trombadori, comunista “acchiappa registi”, lo corteggiava per indurlo a iscriversi al Pci; gli enumerò tutti i nomi noti del nostro cinema che non avevano resistito al “soccorso rosso”. Rossellini intuì che quello era il momento di divenire un “eminente”, decidendo di dirigere la sua prua verso la Democrazia cristiana. Pieno dei ninnoli della gloria, entrò nel “culturame” democristiano nel quale, per primeggiare, non era necessario alcun dispendio intellettuale e nervoso. Le vicende di Roberto Rossellini sono state raccontate tante volte in cento maniere. Io posso fornire una testimonianza “distensiva” su questo grande talento, famoso agguanta-femmine. Lo frequentavo quando Anna Magnani dovette congedarsi in maniera burrascosa da lui per far posto a Ingrid Bergman, allora prima star che si offriva, indignando i moralisti dei due mondi (Europa e America), per far un film con lui. Ingrid ammirava moltissimo “Roma città aperta” e si innamorò dell’uomo. L’amore fu consumato alle falde di un vulcano per il film “Stromboli”, racconto di una apolide che pur di uscire da un campo di concentramento sposa un giovane italiano che non ama, ma si illude di poter andare con lui in un piccolo paradiso mediterraneo. Rossellini offrì all’attrice un saggio di neorealismo “ibseniano”, pur di permettere all’amata un grande “a solo”. “Stromboli” era destinato a non piacere, soprattutto per l’ostilità hollywoodiana che concedeva al cinema italiano una “sovranità limitata”. Ingrid -preoccupata di perdere gli ormeggi hollywoodiani- indusse il compagno alla tenace costruzione del loro nuovo film tutto chiarendo, tutto giustificando in anticipo. “Europa 51” è la storia di una giovane donna, bella, ricca, colpita da una tragedia: il suo unico figlioletto, sentendosi trascurato, si uccide. Il dramma di Irene diventa il simbolo di una Europa straziata subito dopo la fine della seconda guerra. Per chi cerca “contenuti” attuali non c’è film più contemporaneo di questo, se teniamo ben presente ciò che sta accadendo in Europa e nel mondo. In quegli anni, purtroppo, la Rai cominciava le prove dell’intrattenimento contro il parere di Rossellini, il quale avrebbe voluto che il nuovo mezzo aiutasse gli uomini a una più alta consapevolezza. Trovò sfogo alle sue idee in Francia dove diresse il mirabile “La presa del potere da parte di Luigi XIV”, nel 1966. Divenuto apolitico, non ebbe più aiuti e coperture in Italia. Conobbe quanto è dura la lotta per la sopravvivenza quando non si ha una precisa appartenenza politica. E’ morto a settantuno anni con centomila lire in tasca.

Maurizio Liverani

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