Il terrorismo in pillole

C’è un dubbio che mi assilla ogni volta che accade quello che i media chiamano un “attacco terroristico”.

Il dubbio mi assilla perché tutti questi “attacchi” hanno obiettivi che poco o nulla hanno a che fare con le cause che li ispirano, e il loro effetto –  a ben vedere – è per esse privo di alcun beneficio. Londra, il Regno Unito, l’Europa, hanno più paura dopo l’attentato dell’altro giorno? No. Gli Inglesi pretenderanno spiegazioni dal primo ministro May? Certamente, ma altrettanto certamente non la metteranno in discussione, ora. Ecco, un attentato dovrebbe servire proprio a provocare l’esatto contrario: instabilità, sfiducia, paura. Dubito che oggi – e domani, dopodomani, etc.. – a Londra qualcuno ritenga sconveniente prendere la Tube, o un bus, per paura di un altro attentato. Anche perché di fronte a certe tragedie i popoli rispondono voltano pagina e continuando la vita di tutti i giorni.

Sgombro subito il campo: non voglio dire che gli attacchi terroristici siano opera di agenti speciali pagati dagli stessi governi per tenere alta la paura. La sensazione è che questo terrorismo sia in qualche modo “somministrato in pillole”, in modo da poter essere tollerato dall’opinione pubblica e controllati dai Governi. L’effetto, a ben vedere è sempre lo stesso: i governi, che a rigor di logica dovrebbero subire dimissioni a catena – a partire dal titolare dell’Interno – restano invece ben saldi, promettendo una giustizia che, al limite, si ferma al risarcimento. Sfruttando l’onda emotiva, anziché chiedere scusa e scomparire, chi governa tende a “rassicurare”: un comportamento che evidentemente paga, perché i cittadini si sentono protetti, sanno che qualcuno pagherà.

Nessun “gomblotto”, dunque; piuttosto, sfruttamento a proprio favore di una condizione di paura controllabile per mantenere il potere.

A pagare, è chiaro, sono solo i morti, che presto verranno dimenticati una volta passato il clamore.

L’altro effetto, che a mio parere è evidente soprattutto in Italia, è di non creare problematiche che potrebbero portare a un mutamento repentino dello status quo: come, ad esempio, creando una contrapposizione tale da mettere ancora più in contrasto locali e immigrati. La Brexit è solo il primo segnale d’allarme di una intolleranza che cresce in tutta Europa e che ha solo bisogno di una piccola fiamma per scoppiare. Le scintille, come può essere considerato l’episodio di mercoledì, servono invece a mantenere le condizioni di cui parlavo sopra.

Chiediamoci come mai a Roma questa ISIS, o qualche anno fa Al Qaeda, non abbiano pianificato negli ultimi 20 anni alcun attentato: considerato il fortissimo valore simbolico e, soprattutto, la facilità di mettere in atto qualunque cosa – visto che le forze di polizia sono sotto organico e male organizzate – avrebbe dovuto stimolare l’appetito diabolico di estremisti, “frange” e organizzazioni varie.

E invece no, siamo fortunati. Più probabilmente, ce lo fanno credere.

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