Anniversario ridicolo

Ricorre il 25° anniversario di Tangentopoli. Si finge di credere che solo da allora la classe politica sia entrata nell’inferno della corruzione; si fa fatica ad ammettere come la corruzione sia iniziata nell’immediato dopoguerra. Per averne la conferma basta consultare i “Padroni del vapore” di Ernesto Rossi e quanto scrisse Pier Paolo Pasolini nel ’75 sul “Corriere della Sera”. Stefania Craxi ha ricordato, nella trasmissione “Che tempo che fa”, come l’interruzione drammatica del craxismo abbia reso chiaro a tutti che la corruzione, dopo l’eliminazione di Bettino, continui imperterrita. Una congiura di mediocrità e di incultura ha consentito ai democristiani e ai comunisti di fare una sola vittima: il Psi di Craxi. Il segretario del socialismo, sepolto ad Hammamet, è stato eliminato come “terzo incomodo”; gli hanno scavato la fossa ricorrendo a un magistrato fanatico, maestro degli intrighi di bassa questura. Stefania Craxi ha lucidamente rievocato quegli anni allorché i magistrati del pool di Milano, sulla falsariga disegnata dai nemici del socialismo, siano riusciti a screditare, infangare per sempre quel periodo di stabilità politica nel quale mise le radici il craxismo. L’incriminazione di Bettino non aveva alcun intento moralizzatore. Craxi si è macchiato di una sola colpa: quella di aver additato gli opportuni antidoti al “compromesso storico”. La verità è stata elusa. Nel ’46, Togliatti avvertì Stalin che il Psi aveva la possibilità di diventare una forza popolare più consistente del Pci. Di conseguenza il Pci, oltre al denaro sovietico, offrì al “partito fratello” deputati e senatori, addirittura un segretario; si chiamava Morandi, di ortodossia stalinista. Nacque allora la “doppia tessera”. Per essersi ribellato a questa formula, Bettino è stato abbattuto dal cannone giudiziario che ha centrato lui, lasciando impuniti i comunisti. Oggi, i democristiani accettano quello che hanno respinto ieri; partecipano al compromesso storico, obbedendo inconsciamente (?) a quanto consigliava Lenin: far partecipare al parlamentarismo tutti i partiti al fine di asservirli. Come? – scrive nel famigerato “Che fare?”- fingendo di volerli rispettare e salvare. Per far “saltare” (è questa l’espressione usata da Lenin) il parlamentarismo la prima regola è di non dare alcun valido contributo al funzionamento della camera “borghese”. Anche la critica doveva essere apparente perché anche la critica può puntellare il parlamentarismo. Una cosa è certa: Tangentopoli ha prosperato sin dal ’45 e continua ancor oggi. Queste sono le verità in gran parte ignorate in Italia.

Ivanovic Koba

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