100 giorni, pare, sono il termine entro il quale una nuova amministrazione dimostra di rappresentare un cambiamento rispetto a chi l’ha preceduta. Nel caso di Virginia Raggi, appena eletta sindaco di Roma, potrebbero essere di più: la Capitale soffre di male antichi come le sue bellezze e “ribaltarla” non sarà facile in un lasso di tempo talmente breve. Le aspettative, tuttavia, sono altissime perché nei due anni e mezzo dell’amministrazione guidata dal pòro Ignazzio i 4 consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno rappresentato l’unica opposizione sempre presente e, soprattutto, propositiva.
Ora tocca a loro dimostrare che, al di là degli sprechi da eliminare – certamente una priorità in una città che spreca come poche al mondo – la “macchina” romana può ripartire.
Mi permetto di dare tre consigli, diversi dai soliti relativi a trasporti, spazzatura e decoro, al neo-sindaco: se lo faccio, è perché ho la speranza – per la prima volta – che almeno verranno presi in seria considerazione. In fondo, sono cose semplici.
- Portare tutti i libri in Tribunale: marcare nettamente, invitando la Magistratura a controllare senza alcun ostacolo, l’operato del Comune di Roma a partire dall’insediamento del nuovo sindaco. Quella di Mafia Capitale è una storia certamente “parziale”, con enormi responsabilità ancora da accertare e personaggi che ricoprono ruoli più o meno importanti all’interno dell’amministrazione.
- Rendere la PEC realmente operativa negli uffici comunali (e municipali, ovviamente): permettere ai cittadini di accedere a qualsiasi servizio tramite una connessione, evitando code, attese e viaggi inutili rappresenterebbe una vera e propria Rivoluzione, promessa da 25 anni e mai realmente attuata. Attenzione: il problema non è dotare di PEC gli uffici. Già esiste in molti casi. Ma o i cittadini non lo sanno o sono “nascoste” all’interno del sito del Comune, inesatte, talvolta ostacolate da dirigenti e impiegati che a loro volta non sanno bene come o cosa rispondere.
- Realizzare realmente il decentramento. I Municipi, dalla loro fondazione, non hanno migliorato la città. Umiliati da assessorati e dipartimenti, “costretti” a prendere atto di fatti compiuti e scelte dettate da tutto tranne che dal buon senso, devono essere messi in grado di “fare”.
Mi fermo qui, per non annoiare o scadere nel “benaltrismo” di veltroniana memoria. Avrei potuto scriverne un’altra decina ma si sarebbero “attorcigliati” con le questioni, tanto importanti quanto trite, affrontate in campagna elettorale. In bocca al lupo al nuovo sindaco: se è vero, come scrive Peter Gomez su ‘Il Fatto’, che lo stato in cui versa Roma è “roba da far tremare le vene ai polsi”, è anche vero che finalmente c’è la sensazione che alla guida del Campidoglio ci sia una persona che possa rappresentare quel “riscatto” promesso per decenni (anche in Parlamento) e mai mantenuto, dalla finta alternanza fra centrodestra e centrosinistra.