La sopraelevata della tangenziale Est sarà abbattuta: dopo 20 anni di discussioni, il progetto, dato già in stato avanzato, prenderà il via entro il 2014. A settembre, pare, dopo la gara che aggiudichera l’appalto per i lavori di demolizione alla ditta che presenterà il progetto meno oneroso per le casse cittadine. A inizio 2015 partiranno i lavori che dovrebbero durare più o meno un anno. Il progetto è noto e prevede l’abbattimento della sopraelevata e delle rampe d’accesso alla stessa, all’altezza della stazione Tiburtina: prima la parte in direzione san giovanni, poi l’altra direzione Olimpico. Il tutto senza l’impiego di esplosivi, poffare.
Dopo decenni di orrore, dunque, si procede all’abbattimento di uno dei “mostri” architettonici di Roma, odiato dai residenti e amato dagli automobilisti che grazie ad essa hanno potuto tagliare il quadrante Ovest velocemente. Certamente, senza quel tratto sopraelevato, così com’è oggi, il profilo della zona a ridosso della stazione tiburtina avrà un altro aspetto, migliore, pulito. Forse. Perché l’abbattimento tout court della sopraelevata rappresenta con altrettanta chiarezza la povertà di idee e proposte di chi governa la città da altrettanti decenni. Mai un’idea, mai un tentativo, mai una visione. Modificando, non distruggendo, la situazione esistente, funzionale ma mostruosa, Roma poteva dimostrare una volta tanto di non essere solo una grande bellezza ma di avere la capacità di osare, vedere al di là, oltre.
Renato Nicolini, il creatore dell’estate romana, era certamente un visionario, ma sapeva raccontare la sua follia: tra le tante “visioni”, quella di trasformare il mostro di cui parliamo, la sopraelevata della tangenziale Est, in un parco: una enorme distesa verde “per aria”, ottenuta trasformando una brutta opera pubblica in un’occasione, una sfida, un sogno. Un parco più vicino al sole e in grado di far respirare una zona buia, che il verde lo vede al massimo sui semafori. Un polmone, un posto dove creare occasioni, partecipazione: una proposta per riscattare la periferia romana, violentata da cemento e degrado. Una novità per la città delle antichità ma povera di idee. Una visione, di quelle che spesso ci fanno restare a bocca aperta quando le vediamo realizzate all’estero da altri visionari, come Nicolini. Che era anche pazzo, ma sapeva sognare.