Non è sempre Domenica

Marte, 2 luglio 2162.
Stavo correndo verso casa per l’inizio di Italia-Spagna quando da un maxischermo stradale ho sentito il telecronista annunciare “…C’è Monti in tribuna…”. Mi sono detto “E’ fatta…”, ma non certo nel senso che tutti i tifosi speravano.
Nel calcio i segnali subliminali contano, eccome. Troppa boria mascherata da perbenismo rischia di predisporre al peggio.
E poi, Monti non era quello che aveva chiesto di chiudere il calcio almeno per un anno? Forse l’unica intuizione brillante del suo percorso ideologico, e avrebbe dovuto trasformarla in un preciso e coraggioso impegno.

Invece, retromarcia quando qualcuno gli ha spiegato che solo attraverso il calcio prossimo venturo -la Nazionale, gli Europei- avrebbe potuto presentarsi agli italiani in una versione simpatica e solidale.

Insomma, Mari o Monti per lui pari sono, nel senso che oggi ne dico una e domani me ne dimentico.

Prandelli: l’unico che avrebbe meritato di avere la soddisfazione di questa vittoria. Eppure, anche lui ha commesso un errore, quello di aver passato una settimana a “leccare” il potere, dagli auguri a Napolitano in poi.

Glielo ha ricordato un giornalista straniero in conferenza stampa -gli italiani muti, guai ad affrontare l’argomento-, e Prandelli, che pure è persona onesta, ha glissato, con l’espressione di chi preferisce non parlarne e sceglie parole di circostanza.

Nella esaltazione collettiva della settimana scorsa, che ha narcotizzato le già modeste qualità “di squadra” della squadra italiana -vincitrice sulla Germania solo perchè ancor più modesta e scombinata, al di là delle opposte affermazioni-, anche la linearità di Prandelli si è dissolta nelle calde nebbie di Kiev. Così l’onest’uomo e bravo tecnico ha sbagliato, anche tecnicamente: ma tutti lo hanno perdonato, come segno di riconoscenza per quanto fatto in precedenza.

Quello che forse non gli si dovrebbe perdonare è che non abbia avuto il coraggio di stigmatizzare il comportamento oltraggioso -e portatore di ulteriore sfiga- di un centravanti che nella semifinale si è sfilato la maglia: un gesto che, al di là dei falsi significati di esuberanza, rappresenta una offesa al proprio simbolo.

A proposito: perchè non punire questo oltraggio (…perchè se non fosse tale, non si capisce perchè dovrebbe essere punito…) con l’espulsione invece che la semplice e ipocrita ammonizione?

Anche in questo il calcio è ingannevole e ambiguo, come la politica che oggi lo demonizza e domani lo esalta, sempre in nome dello stesso padrone: il tornaconto.

Anche per il calcio non si capisce più se sono Mari o Monti.

Che amarezza.

3 commenti su “Non è sempre Domenica”

  1. Beh… sono d’accordo: troooooppo buono con il caro ct Prandelli che, del tutto il linea con la società italiana, ha portato il “figlioletto” Niccolò a Euro 2012 come preparatore atletico degli azzurri! Largo ai giovani….o al merito????? Credo che Prandelli sia un buon tecnico per questa ITAGLIA!!!!!

    Rispondi
  2. Grazie all’autore del post, hai detto delle cose davvero giuste. Spero di vedere presto altri post del genere, intanto mi salvo il blog trai preferiti.

    Rispondi

Lascia un commento