Marte, 17 aprile 2162
Ovviamente non ce l’ha fatta: Sua Ovvietà Giorgetto Banalitàno poteva mantenere un dignitoso riserbo – cioè: non fiatare – ma non ha resistito alla ghiotta occasione per sparare l’ennesima perla di politichese spinto. Alla commemorazione di uno dei suoi sodali politici (anche se era del partito diametralmente opposto) passato a miglior vita parecchi anni fa, il sommo poltronissimo ha avuto l’ardire di parlare delle celie della politica e dei suoi rappresentanti. Un argomento a lui caro, e carissimo sopratutto per gli itagliani che gli pagano lo stipendio da tempo immemore e la sua reggia piena di assistenti al soglio con licenza di dormire.
Sua Ovvietà ha avuto il coraggio di dire – in sintesi – che la classe politica e i partiti non sono il regno delle tenebre, del calcolo particolaristico e della corruzione; che la corruzione è un male logico e che altrettanto logicamente deve essere estirpato; ma soprattutto il probo ha avuto la spocchia di ammettere che il periodo è critico e che bisognerebbe riformare quel che va riformato (cioè i partiti) senza alcun indugio per trasmettere ai giovani la voazione alla politica e di prendere come esempi i personaggi integerrimi del passato.
Il messaggio è chiaro: come una sorta di Gattopazzo, Banalitàno sta chiaramente dicendo al trio monezza che tiene in vita l’attuale governo che è necessario fare qualcosa per impedire che dopo le prossime elezioni vada in parlamento una componente sufficiente di persone oneste in grado di ribaltare come un calzino la recentissima storia d’Itaglia. La paura è tanta, e non solo per il continuo e costante aumento di gradimento per il movimento di Peppe Trillo (che deve cominciare a vagliare però le persone, giacché una pletora di disonesti, leccaculi, passacarte di partito vari starà certamente già cercando di infiltrarsi per inquinare la situazione).
Ad ogni modo, una volta tanto Sua Disonestà, sostenendo che i partiti e la classe politica non sono il regno del male, del calcolo particolaristico e della corruzione, non ha almeno detto una bugia: la politica itagliana e i politici che la rappresentano sono infatti molto, molto peggio.