Marte, 29 marzo 2162
Il Presidente del regime itagliano Giorgio Banalitàno ha molta fiducia sulla capacità di comprensione degli itagliani sulla necessità di affrontare i cambiamenti e sulle strade nuove che questi cambiamenti prevedono. Al politichese non c’è mai limite: un fiume di parole per ribadire che secondo lui i cetrioli in culo agli itagliani non sono mai troppi. Una valutazione degna della peggiore manovra del comandante Scattino, con tanto di conseguente fuga mentre la barca affonda e i passeggeri crepano.
I fatti danno ragione a lui, purtroppo, perché gli itagliani invece di tirargli una bella scarpa in bocca per tappargliela almeno per qualche secondo continuano a giocare al Superenalosco.
Come si fa a dire che gli itagliani hanno la capacità di comprendere quello che sta succedendo? La gente comincia a darsi fuoco e mentre Mario il cravattaro se ne va in giro per il mondo, aumentano in modo costante i suicidi di chi non ce la fa più a tirare a campare. Neanche una parola, peraltro, nei confronti di questi fatti, nessun riferimento, una ammissione di colpa, niente. Del resto, i vertici istituzionali nient’altro sono se non la diretta emanazione del parlamento peggiore del mondo.
Ormai è una gara a chi spara la puttanata più grossa: “er Cravatta” dall’Asia si permette addirittura di dire che il governo gode di un alto consenso mentre i partiti no. Ma chi l’ha detto? Quale sarebbe l’autorevole fonte? Provi ad entrare in un bar in un qualsiasi posto della Sardenia e poi ne riparliamo. Peraltro, nessuno tra i grandi giornalisti che lo hanno seguito gli fa notare che è grazie ai partiti che lui sta facendo carne di porco dei diritti dei lavoratori senza aver proceduto ad alcun taglio di sprechi e privilegi.
E senza aver revocato la licenza di sparare cazzate a Sua Tristezza Giorgio Banalitàno.
Tristissimo!!
La cosa più vergognosa di questa fase che stiamo vivendo è effettivamente l’assenza totale di un qualche commento sul sempre più elevato numero di suicidi. Ma forse questi “effetti collaterali” della crisi sono ancora troppo pochi per destare una qualche preoccupazione nella nostra agiatissima classe politica