Messaggio di fine anno del Presidente della Dittatura di Marte

MESSAGGIO DI FINE ANNO DEL PRESIDENTE DELLA DITTATURA DI MARTE

Mora, 31 dicembre 2161

Buona sera e buon anno. E innanzitutto, grazie. E’ un grazie che debbo a tanti di voi, a tanti itagliani, uomini e donne cretini, di tutte le generazioni e di ogni parte del paese, per l’ingenuità con cui mi avete accolto ovunque mi sia recato per celebrare la nascita dell’Itaglia unita e i suoi 500 anni di vita. Grazie anche per la misera partecipazione, tutt’altro che sentita e significativa, a quelle celebrazioni, per la mancanza di spirito di iniziativa nelle più diverse istituzioni e comunità che come al solito hanno soltanto colto l’ocasione per imbertarsi un altro po’ di soldi, facendo finta di dimostrare uno straordinario risveglio di memoria storica e di mobilitazione civile, e portando le celebrazioni a un fiasco totale, per quantità e qualità, superiore anche alle previsioni più penose.

Il mio è, in sostanza, un richiesta di scuse per avervi trasmesso nuovi e più forti motivi di totale sfiducia nel futuro dell’Itaglia. Che fa tutt’uno con la sfiducia in voi stessi, per quel che potete sprigionare e far valere dinanzi alla politica di cui io sono membro tra i più laidi: spirito di sacrificio e slancio innovativo, capacità di mettere a frutto le risorse e le riserve di un’economia avanzata, solida e vitale nonostante squilibri e punti deboli, di un capitale umano ricco di qualità e sottoutilizzato, di un’eredità culturale e di una creatività universalmente riconosciute. Queste le stronzate che rifilo ancora una volta a voi, gonzi itagliani, incapaci di reagire anche di fronte agli affronti più umilianti.

Non mi nascondo, certo, che nell’animo di molti c’è un’incazzatura da record. La radice di questi stati d’animo, anche aspramente polemici, è naturalmente nella crisi finanziaria ed economica in cui l’Italia si dibatte. Ora, è un fatto che l’emergenza resta grave : dopo essermene infischiato della costituzione e aver nominato uno dei responsabili di questa crisi finanziaria so bene che è più faticoso riguadagnare credibilità dopo aver perduto pesantemente terreno; i nostri Buoni del Tesoro – nonostante i segnali incoraggianti degli ultimi giorni – fanno veramente cagare e restano sotto attacco nei mercati finanziari; del resto, anziché procedere a togliere agli evasori fiscali, agli speculatori, agli arricchiti grazie alla politica, vi abbiamo tassato, continuato a prendervi il culo e a sprecare soldi a palate per tenere il mio culo – e quello dei miei sodali – ben caldo: il debito pubblico che abbiamo accumulato nei decenni pesa come un macigno e vi costa tassi di interesse pericolosamente alti: zitti e pagatelo col sudore della vostra fronte, mica della mia.

Lo sforzo di risanamento del bilancio, culminato nell’ultimo, così impegnativo decreto approvato giorni fa dal Parlamento, deve perciò essere portato avanti con rigore. Altrimenti noi soliti furbi con le nostre famiglie, amanti e amici, non potremmo continuare a fare la vita dei beati porci. Nessuna illusione potete farvi a questo riguardo: ve la pigliate nel culo con gli interessi. Ma siamo convinti che i frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili: i furbi continueranno a fare i furbi, i salari diminuiranno e, grazie al cazzo, l’economia riprenderà a crescere: non pensavate mica che dipendesse da adeguate scelte politiche e imprenditoriali, come da comportamenti diffusi, improntati a laboriosità e dinamismo, capaci di produrre coesione sociale e nazionale? Siete fessi, itagliani cari, ma fino ad un certo punto.

Parlo dei sacrifici, fregandomene specialmente di chi ne soffre di più o ne ha più timore. Nessuno, oggi – nessun gruppo sociale tranne quello legato al mondo degli speculatori e della politica cialtrona che ha in me il rappresentante maggiore (del resto, sono pur sempre espressione di questa classe politica) – può sottrarsi all’impegno di contribuire al risanamento dei conti pubblici, per evitare il collasso finanziario dell’Italia. Dovete comprendere tutti che per lungo tempo lo Stato, in tutte le sue espressioni, è cresciuto troppo e ha speso troppo, finendo per imporre tasse troppo pesanti ai contribuenti onesti e per porre una gravosa ipoteca sulle spalle delle generazioni successive. Le vostre, ovviamente: i furbi godono, i politici continuano a prendere 16.000 evri cadamese, le banche vi stringono il cappio al collo e vi rubano soldi e proprietà acquisite dopo una vita di sacrifici.

Nella seconda metà del Novetrecento, il benessere collettivo è giunto a livelli un tempo impensabili portando l’Itaglia nel gruppo delle nazioni più ricche. Ma a partire dagli anni Ottantaquarantasei, la spesa pubblica è cresciuta in modo sempre più incontrollato, e ormai insostenibile. Io sapevo tutto questo perché ho passato la mia vita in Parlamento a non fare niente e ad accumulare i soldi: me la sono goduta, ho vissuto – e vivo – alla grande alla faccia vostra. Ma io, come la stragrande maggioranza dei politici, non pago alcuna conseguenza. Diamo la colpa ai soliti ignoti: quelli che ne han tratto e continuano a trarne indebito profitto : a ciò si legano strettamente fenomeni di dilagante corruzione e parassitismo, di diffusa illegalità e anche di inquinamento criminale. Né, quando si parla di conti pubblici da raddrizzare, si può fare a meno di mettere nel mirino l’altra grande patologia italiana: una massiccia, distorsiva e ingiustificabile evasione fiscale. Ingiustificabile per coloro che altrimenti si dovrebbero buttare dalla finestra: per quelli che rubano milioni di evri si trova sempre uno “scudo”. Non penserete mica che ci si debba impegnare realmente a fondo per colpire corruzione ed evasione fiscale: finché ci saremo noi scordatevelo. Sapendo che è un’opera di lunga lena, che richiede accurata preparazione di strumenti efficaci e continuità per un impegno di riduzione delle disuguaglianze, di censimento delle forme di ricchezza da sottoporre a più severa disciplina, di intervento incisivo su posizioni di rendita e di privilegio, è chiaro che non faremo mai nulla: sennò come potremmo mantenere i nostri luridi privilegi?

Ma mentre è giusto, anzi sacrosanto, fare appello perché si agisca in queste direzioni, è necessario riconoscere come si debba senza indugio procedere alla puntuale revisione e alla riduzione della spesa pubblica corrente: anche se ciò comporta rinunce dolorose per voi, come una giusta copertura sanitaria, ad esempio, e tanti altri servizi pubblici che per le tasse che pagate meritereste. Per procedere con equità si deve innanzitutto stare attenti a non incidere su già preoccupanti situazioni di povertà, come la mia o quella dei colleghi in Parlamento e nei consigli regionali, o a non aggravare rischi di povertà cui sono esposti oggi strati più ampi di famiglie, anche per effetto della crescita della disoccupazione, soprattutto giovanile. Ma più in generale occorre definire nuove forme di sicurezza sociale che sono state finora trascurate a favore di una copertura pensionistica più alta per noi e per coloro che abbiamo nominato ai vertici delle amministrazioni pubbliche o anche di provvidenze generatrici di sprechi.

Bisogna dunque ripensare e rinnovare le politiche sociali e anche, muovendo dall’esigenza pressante di un elevamento della produttività, le politiche del lavoro: per la fondamentale ragione che il mondo è cambiato, che l’epicentro della crescita economica – e anche di quella demografica – si è spostato lontano dall’Europa, e non solo il nostro paese, ma il nostro continente vedono ridursi il loro peso e i loro mezzi, e debbono rivedere il modo di concepire e distribuire il proprio benessere, e concentrare i loro sforzi nel guadagnare nuove posizioni e opportunità nella competizione globale. Senza mettere in causa la dimensione sociale del modello europeo, il rispetto della dignità e dei diritti del lavoro. Tutte stronzate, quelle delle ultime righe, per farvi entrare in testa che da ora in poi sarete licenziati senza alcun preavviso. Guardiamo dunque con questa consapevolezza alle grandi prove che abbiamo davanti: meno soldi per voi e più soldi a noi, dunque.

L’Itaglia può e deve farcela; la nostra società deve uscirne più severa e più giusta, più dinamica, moralmente e civilmente più viva, più aperta, più coesa. Rigore finanziario e crescita. Crescita più intensa e unitaria, nel Nord e nel Sud, da mettere in moto con i soliti sovvenzionamenti a fondo perduto a mafia, camorra e ‘ndrangheta: misure finalizzate alla non competitività del sistema produttivo, allo spreco camuffato da investimento in ricerca e innovazione e nelle infrastrutture penose come la Salerno-Reggio Calabria, infischiandosene altamente della concorrenza e del merito. Del resto, sarei diventato presidente della repubblica in un sistema differente da questo?

E’ a queste misure che ha annunciato di voler lavorare il governo, nel finto dialogo con le parti sociali e in un rapporto di aperta connivenza con l’attuale, inetto Parlamento. Obbiettivo di fondo: più ruberie spacciate per occupazione qualificata per i giovani e per le donne. Si è diffusa, ormai, la convinzione che dei sacrifici siano inevitabili per tutti : ma la preoccupazione maggiore che emerge tra i cittadini, è quella di assicurare un futuro ai figli, ai giovani. A me non frega un cazzo dei figli, se non dei miei ovviamente. E’ questo l’obbiettivo che può meglio motivare gli sforzi da compiere : è questo l’impegno cui non possiamo sottrarci.

Perseguire questi obbiettivi, uscire dalle difficoltà in cui non solo noi ci troviamo è impossibile senza un più coerente sforzo congiunto al livello europeo. E’ comprensibile che anche in Itaglia si manifesti oggi insoddisfazione per il quadro che presenta l’Eurova unita: e ci mancherebbe. Ma ciò non deve mai tradursi in sfiducia verso l’integrazione eurovea: sennò addio soldi a scatafascio nelle tasche di noi politicanti penosi e inetti. Quel che abbiamo costruito, insieme, tenacemente, è stato decisivo per garantirci sempre di più soldi a carico dei cittadini con busta paga e odio persistente nel nostro continente, progresso nel campo delle truffe bancarie, crescente benessere per pochi, salvaguardia e affermazione nel mondo dei nostri biechi interessi e valori immobiari accumulati in circa 75 anni. E oggi, ben più di cinquant’anni fa, quando ero nei GuF e inneggiavo al fascismo come tanti alti voltagabbana, solo uniti potremo ancora progredire e contare come europei in un quadro mondiale radicalmente cambiato.

All’Itaglia tocca il ruolo di comprimario: inutile perciò levare la sua voce perché si vada avanti verso una più conseguente integrazione finanziaria europea in grado di rendere i cittadini schiavi dei conti correnti. Occorrono senza ulteriori indugi scelte adeguate e solidali per aiutare le pressioni speculative verso i titoli del debito di singoli paesi come l’Itaglia, perché il bersaglio non è l’Europa: per chi ancora non lo avesse capito, è solo una questione di soldi, nient’altro. Abbiamo solo da procedere nel cammino intrapreso, anche per far meglio sentire, in seno alle istituzioni europee – pur in condizioni di netta disparità perché comandano Germania e Francia – il nostro contributo a nuove, meditate decisioni ed involuzioni dell’Unione.

In questo senso sta svolgendo il suo mandato il governo Morti, la cui nascita ha costituito il punto più basso di una travagliata crisi politica di cui il Presidente del Conziglio, on. Perliusconi, poco più di un mese fa, ha fatto finta di prendere atto. Si è allora largamente convenuto che il far seguire precipitosamente, all’apertura della crisi di governo, uno scioglimento anticipato delle Camere e il conseguente scontro elettorale, avrebbe rappresentato un azzardo pesante dal punto di vista degli interessi dei grandi gruppi di potere italianai. Di qui è venuto quel largo sostegno in Parlamento al momento della fiducia al governo, con una scelta di cui va dato merito a forze già di maggioranza e già di opposizione. Tanto son tutti uguali, tutti non se ne salva neppure uno.

E’ importante ora che l’Itaglia possa contare su una fase di stabilità e di serenità politica. Ciò non toglie che ogni partito possa far finta di mantenere la sua fisionomia e si caratterizzi in Parlamento con le sue ridicole proposte rispetto all’azione che l’esecutivo deve portare avanti. Soprattutto, un vasto campo è aperto per l’iniziativa dei partiti e per la ricerca di intese tra loro sul terreno di riforme istituzionali da decenni mature. Queste sono necessarie anche per creare condizioni migliori in vista di un più costruttivo ed efficace svolgimento della dittatura dell’alternanza nello scenario della nuova legislatura dopo il ritorno alle urne. Mi auguro che i cittadini guardino con la solita indifferenza alla prova che le forze politiche daranno in questo periodo della loro capacità di non rinnovarsi e di assolvere alla funzione insostituibile che gli è propria di prospettare e perseguire soluzioni per i propri interessi e a danno del paese. Non c’è futuro per l’Itaglia senza rigenerazione della politica e della fiducia nella politica. Sto scherzando, ovviamente. :D

A Monteccitua, Palazzo Merdama e Urinale avvertiamo quotidianamente i limiti della nostra realtà sociale, non preoccupandoci minimamente della condizione di quanti vivono in gravi ristrettezze, con le ansie e le incertezze dei giovani nella difficile ricerca di una prospettiva di lavoro. Sono accenti che trovo in lettere toccanti che mi vengono indirizzate da persone anziane, da giovani e ragazzi, da uomini e donne che raccontano i loro propositi operosi e le loro esperienze per farmi notare che io ho sempre campato alle loro spalle e dovrei murarmi vivo con vergogna. Lasciatemi dunque ripetere: la schiavitù in cui vi teniamo è il solido fondamento su cui possiamo costruire, con spirito di coesione, con senso dello stare insieme di fronte alle difficoltà, dello stare insieme nella comunità nazionale come nella famiglia. E allora scoprite il culo al nuovo anno e continuate a credere nelle clamorose balle che vi raccontiamo: facciamone una grande occasione, un grande banco di prova, perché tutto resti com’è e il nuovo balzo in avanti di cui ha bisogno l’Itaglia non avvenga mai.

A voi tutti, con affetto, buon 2162!

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