Il Gattopardo

“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Mi sono spiegato?”
Roba vecchia, il Gattopardo, ma quanto mai ancora attuale. Il dramma insito nel capolavoro di Tomasi di Lampedusa è che questa formula descrive in così poche righe la storia dell’Italia e di coloro che la popolano.

Non mi è mai piaciuto Napolitano: è un presidente che non rappresenta alcun valore inteso come condivisione di qualcosa. Le sue ultime mosse, commentate entusiasticamente dai principali giornali, dovrebbero farci riflettere sia sul ruolo del Presidente della Repubblica che, a turno, decide se essere parte superattiva o miseramente passiva del Paese, sia sulla salute del nostro sistema democratico.

Che è un sistema fasullo, continuamente oltraggiato dalle classi politiche che si sono succedute negli ultimi 35-40 anni.

Le mosse di Napolitano ne sono solo la dimostrazione più recente. In un momento in cui tanti italiani soffrono il peso di una crisi finanziaria di cui non sono responsabili, nominare un nuovo senatore a vita è uno schiaffo in tutti i sensi. Già il fatto di creare un altro stipendiato dallo Stato in un momento come questo è da totali menefreghisti; e, se proprio sentiva la necessità, poteva sceglierlo tra i tanti operai che ogni giorno si spezzano la schiena. Non sarebbe stato ugualmente giusto, ma almeno avrebbe dato l’impressione che loro non sono loro e noi non siamo un cazzo. Pochi hanno messo in risalto la vergogna di aver nominato un nuovo senatore in questi tempi di sprechi e mediocrità politica. Ça va sans dire. Mario Monti è certamente un professore preparato e, probabilmente, sarà anche un presidente del consiglio capace di fare ciò per cui è stato investito di tale compito: rendere privato il pubblico, (s)vendere il patrimonio immobiliare italiano, aumentare il distacco tra i rappresentanti politici e i cittadini, in modo tale da evitare qualsiasi possibilità di reale cambiamento in questo Paese.

Le privatizzazioni non ci faranno stare meglio: certamente non aumenteranno il debito ma ci costeranno certamente di più. Così come la riduzione del numero dei parlamentari: avremo l’impressione che la politica spenda di meno quando, invece, i pochi eletti saranno ancora più distanti dagli elettori di quanto non lo siano oggi.

La politica deve spendere meno ma deve rappresentare quanto più possibile. Nessuno, NESSUNO fa presente al presidente del consiglio incaricato questo concetto perché è ovvio che quando la politica delega il governo delle cose ai “tecnici” non lo fa per senso di responsabilità ma per garantirsi il futuro.

Basterebbero davvero poche cose per fare il bene dell’Italia, realmente: nessuna rivoluzione e alcun sacrificio per l’85% della popolazione, solo riscrivere le regole e soprattutto, il sistema dei controlli.

Ciò non avverrà. Ma come al solito faremo a tutti i costi finta di credere il contrario.

2 commenti su “Il Gattopardo”

  1. VERO…SOTTOSCRIVO TUTTO CIO’ CHE E’ SCRITTO IN QUESTO TOPIC.
    NAPOLITANO NON MI E’ MAI PIACIUTO NEANCHE AL SOTTOSCRITTO
    VERGOGNA!!!
    EMATUBE

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  2. 😀 Great articolo Daniele Carioti.
    Questo della PEC è davvero azzeccato..
    Si voleva accelerare l’innovazione, semplificare procedure burocratiche… Alla fine stiamo sempre più oberati, rallentati ed incasinati! Questo,a quanto pare,è quello che piace a chi ha gli occhi -ma non vede – per poter agire ed eventualmente risolvere.
    🙂

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