Eh vabbè, il Molise è una piccola regione, al sud il centrodestra è più forte, e poi senza i grillini avremmo vinto. La litania con cui Dario Franceschini giustifica quello che deve essere considerato un tracollo penosissimo è ancor più amara della sconfitta in sé.
Che ci poteva stare, ma per altri motivi.
E invece il centrosinistra è riuscito nell’ardua impresa di perdere contro un personaggio impresentabile. Era, del resto, impresentabile lo stesso candidato della coalizione di centrosinistra. Paolo Frattura, con un salto degno di Jonathan Edwards, dopo essere stato candidato da Forza Italia nel 2000 e nel 2005 ha cambiato idea e l’ha fatta – evidentemente – cambiare anche al PD, di cui fa parte da poco.
Ma come hanno fatto a candidarlo? Com’è possibile che tra tutti i possibili candidati che poteva offrire il PD in Molise ci si è ridotti a candidare un ex di centrodestra? E’ chiaro che c’è un problema nel meccanismo delle primarie, un sistema bello e democratico ma senza alcuna regola di carattere morale. Non si può accettare la candidatura alle primarie di uno che fino a poco tempo prima militava nelle fila del nemico. E’ una falsa libertà che ha, come unico risultato, la legittimazione di chi è più furbo.
C’è poco da analizzare nel risultato elettorale: il centrodestra crolla ma vince, il centrosinistra perde elezioni e consenso. Il Movimento 5 stelle ha ottenuto un ottimo risultato considerando l’evidente clientelismo che regna in Molise. Ma non credo che quel 5,6% sia stato sottratto a Frattura: in un eventuale secondo turno, credo, i grillini non sarebbero proprio andati a votare o avrebbero annullato la scheda.
Il dato che realmente descrive la miseria di chi dirige i partiti di centrosinistra, da Roma a Campobasso, è la bassa affluenza. A votare, insomma, ci sono andati in linea di massima i supporters, gli iscritti ai partiti, i ricattati. 4 molisani su 10 non sono andati a votare. Perché evidentemente sanno che, bene che gli vada, a dirigere la Regione ci va il solito poltronissimo. E che sia al soldo di Berlusconi o emanazione di Bersani poco importa: non si può sempre pretendere che la gente si accontenti di uno “un-po’-meno-peggio” dell’altro.
Il Molise poteva, invece, per tutta una serie di ragioni (dimensioni e numero di votanti) poteva essere una buona occasione, soprattutto in un momento come questo!!!, per dimostrare di essere una reale alternativa: candidati credibili, non compromessi, con idee. Si poteva, insomma, trovare un Zedda (il sindaco di Cagliari) anziché candidare un ex di Forza Italia o il figlio di Di Pietro.
Macché.
Le idee, soprattutto quelle per fare in modo che nulla cambi, ce l’hanno sempre e solo gli stessi, a destra come a sinistra.
Provate ad immaginare Bersani, Di Pietro e Vendola nel caso avesse vinto Frattura e non Iorio: avrebbero invocato strillando le dimissioni del Berlusca a fronte dell’ennesimo tracollo.
Ancora non lo hanno capito che sono loro il problema del centrosinistra?
Devono prendere un’altra bastonata alle prossime elezioni nazionali per capirlo?
Probabile.