Once upon a time si sentiva spesso il ritornello, e peraltro si sente ancora, che l’Itaglia e’ piena d’Eccellenze, quelle con la maiuscola, quelle che “illustrano” il paese. Preoccupazione principale dell’illuminata classe dirigente era il fatto di dover dare un taglio alla fuga, impietosa e costante, di dottori che, in cerca di un’aspettativa di vita piu’ dignitosa, si recavano e si recano all’estero. Una preoccupazione ridicola e penosa allo stesso tempo: perche’ esportare “menti” non fa male alla casa madre. Difatti, chi esporta vuol dire che produce bene e il fatto che all’estero gli itagliani siano apprezzati la dice lunga sulla preparazione. Il dramma e’ che chi parte nella stragrande maggioranza dei casi non ha alcuna alternativa, e’ costretto a partire. Il dramma successivo e’ che in itaglia restano i peggiori. In fatto di economisti e industriali diamo, in questo senso, una lezione esemplare al resto del mondo. L’esempio tra gli esempi viene fuori con la consueta nonchalance sui principali cotidiani che annunciano il “nuovo piano industriale” per Alitaglia. Un piano industriale straordinario, lungimirante, eccezionale, pregno di quella scienza che solo i “migliori tra i migliori” potevano partorire e che si esplica, portando la discussione fuori accademia, nel taglio di 700 persone. In pratica: le cose vanno male (maddai?) e allora facciamo fuori un bel po’ di personale. Ecco fatto il piano industriale, come lo chiamano cordialmente i giornali, quando si tratta del solito, penoso taglio che nulla ha a che vedere con economia e industria. Non c’e’ niente di nuovo, nulla di geniale nei tagli quando le cose vanno male: e’ la solita cafonata che un caporaletto fa quando i conti non tornano. Mai uno zero in meno nei grassi stipendi degli incapaci che comandano, mai uno che si dimetta dicendo che ha miseramente fallito. No, “mannamo a casa due tre piotte de persone” si dicono tra di loro al telefono mentre si limano le unghie dei piedi.
Del resto, la baracca itagliana va avanti con un gruppo di scienziati che non hanno fatto nulla se non aumentare le tasse, infilare le mani lorde di sangue nelle tasche dei pensionati e vendere i beni dello stato.
L’unica buona e praticabile idea sarebbe mandare via, fuori dai coglioni questi “grandi” economisti, questi inetti incapaci di vedere nuovi settori in cui investire, nuove vie per fare soldi, nuove possibilita’ di sviluppo e crescita, abili solo a tagliare tagliare e tagliare. E che si credono Steve Giobbs quando sono invece dei poveri disperati, aggrappati come ramarri al loro posto al sole.
Che amarezza.
E’ come dici tu. Per segare i dipendenti non serve un economista; è il solito rimedio di chi non sa fare altro che aggrapparsi con le unghie sulla sua poltrona dorata. Amarissima amarezza.