Clamoroso: Roma dichiara guerra alle buche stradali. Se le voragini che si aprono quotidianamente sulle strade della capitale non fossero la causa di tanti morti ci sarebbe da ridere. Invece, ridono sempre i soliti. I soliti che prenderanno i soldi a palate degli appalti per riparare (male) l’asfalto romano che, invece, solo di una guerra avrebbe bisogno: quello alle automobili.
In Europa lo hanno capito da decenni, chi governa fa finta di nulla, almeno nelle grandi città. Eppure è tutto molto chiaro: le città non possono sostenere il traffico esasperato delle autovetture.
Perché, essendo troppe, inquinano.
Perché, essendo troppe, ci rallentano.
Perché, essendo troppe, rendono inefficiente il servizio pubblico di superficie.
Anziché preoccuparsi di mettere a posto le strade, l’amministrazione dovrebbe ripensare a come ci si muove, ai motivi per cui le buche si formano continuamente, al fallimento di qualsiasi politica della mobilità che non preveda innanzitutto una guerra alle automobili a favore del servizio pubblico, che tradotto significa scoraggiare, con ogni mezzo, romani e non romani a muoversi con la propria macchina.
Manca la volontà, non le idee. La prima che mi viene in mente è la realizzazione di un tram veloce – sul modello dell’8 – che percorre le corsie interne della Cristoforo Colombo. I vantaggi sarebbero enormi, sotto tutti i punti di vista, e senza alcun dubbio.
Macché: continuano a riasfaltare le strade e a riempire inutilmente le buche che si sfasceranno in poco tempo per il traffico esasperato cui sono sottoposte.
Continuano a dichiarare guerre, ne avessero vinta una.