Nella ricorrenza della strage di via D’Amelio, avvenuta il 19 luglio del 1992, i vertici istituzionali della città hanno promosso e partecipato ad una fiaccolata “contro tutte le mafie”. Centinaia di cittadini, una settantina di associazioni, una torcia in mano per “dire no” alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto sociale della città, della provincia, della regione, dell’Italia tutta.
Perché il problema delle mafie, che negli ultimi 20 anni hanno cambiato pelle passando dal sistema delle cosche a quello dei consigli d’amministrazione, non riguarda ovviamente Roma ma l’Italia intera.
Mi chiedo cosa realmente una manifestazione di questo tipo, una fiaccolata, qualche centinaio di persone con una torcia in mano, possa aver rappresentato. In altri termini: a che cosa è servita la fiaccolata di ieri sera?
Al di là dell’intervento di Don Ciotti, che con ‘Libera’ rappresenta una valida – ma certamente non sufficiente – risposta alla malavita organizzata, la manifestazione di ieri sera non è servita granché.
In un Paese, in una società che si sente sempre più indifesa di fronte alla malavita, una fiaccolata non rappresenta nulla: il problema lo conoscevamo bene anche prima e, seppure promossa con i migliori intenti, la manifestazione di ieri non ha aggiunto niente alla percezione del problema nelle persone. Anche perché un problema, enorme, che doveva semmai essere la leva della serata è stato chiaramente evitato. E il problema sono i sempre più risicati fondi per quelle forze dell’ordine che dovrebbero consentire un’attività investigativa migliore e una presenza sul territorio tale da reprimere nei giusti tempi le attività malavitose che avvengono quotidianamente su tutto il territorio nazionale. Di finanziaria in finanziaria, le risorse per le forze dell’ordine e del comparto giustizia – nel senso più ampio possibile – sono diminuiti costantemente: pagine intere di giornali raccontano episodi penosi di pattuglie che non possono uscire perché non ci sono i soldi per la benzina, o la carta negli uffici, personale competente etc etc..
Parlare di questo avrebbe rappresentato, forse, un momento di riflessione più serio, una protesta nei confronti delle politiche contro la malavita organizzata messe in atto dai Governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni. La Perché 20 anni fa sono morti Falcone e Borsellino e chi ha governato avrebbe dovuto avere un rispetto maggiore per quel sacrificio: mettere in cima alla lista delle cose da fare non il contrasto ma l’annientamento delle mafie.
E invece, 20 anni dopo, siamo ancora a fare i conti con i “dobbiamo alzare il livello di guardia”, “alimentare il senso di legalità” le fiaccolate, i sit in e le altre formule prive di realtà con cui politici e politica si riempiono la bocca e che contribuiscono a mantenere negli italiani un senso di impotenza nei confronti della criminalità organizzata.