Ma un paio di rondini non fanno primavera

Non sono un fan di Beppe Grillo. Perché non mi convince. A volte mi sembra rivoluzionario, altre mi pare che non tocchi volutamente alcune problematiche di questo disgraziato Paese, altre ancora mi sembra assente quando dovrebbe farsi sentire di più. Forse, semplicemente non mi sta simpatico. O forse non mi stanno simpatici i suoi fans. Prima o poi capirò. Tuttavia, ciò non significa che più d’una volta le sue e le mie opinioni abbiano trovato una convergenza. L’ultima, in ordine di tempo, riguarda lo scarso entusiasmo per l’elezione di Giuliano Pisapia a Milano.

Per due motivi principalmente. Il primo è che Pisapia, per quanto espressione delle “primarie del centrosinistra” (sulle quali nutro tra l’altro grosse perplessità), è un uomo politicamente già molto navigato (deputato per due legislature, la XIII e la XIV) e che, ovviamente, dovrà ora rispondere alla coalizione che lo ha fatto eleggere. Tale e quale a chi l’ha preceduto. Il secondo è il modo in cui il centrosinistra – in particolare molti membri del PD – ha parlato/festeggiato per la complessiva vittoria in questa tornata elettorale.

Dalla penosa richiesta di dimissioni formulata da Bersani ai cartelloni che ricordano un certo linguaggio, feroce, di una (quasi) quarantina d’anni fa, le parole del partito principale sono sempre le stesse: parole d’apparato, scontate, ovvie.

L’elezione di Pisapia avrebbe dovuto stimolare altri pensieri nei vincitori. In primis, il fatto che a Milano ha votato il 67,40% e che, quindi, il restante 32,60% non è andato o non ha voluto votare. Di questo avrebbe dovuto preoccuparsi il leader di un partito che si vuole porre come alternativa al centrodestra. Ma ovviamente non lo fa, perché la logica resta quella del potere a tutti i costi, non il rinnovamento.

Possibile che a Milano non c’era un “Renzi” o un altro personaggio alternativo a un burocrate come Pisapia?

Auguri, se non altro, a De Magistris. Ha, fino ad oggi, urlato contro il malaffare, lo schifo e così via della politica italiana. E’ un magistrato e ha finalmente la possibilità di fare quello che vuole. Vedremo se si dimostrerà capace di fare quel che ha promesso: i napoletani ci hanno creduto, e l’occasione per dimostrare che le cose possono cambiare è eccezionale. Auguri.

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